Creazioni in vetro soffiato, vetrofusione e gioielli
I Vetri di Sandro Bormioli
Creazioni in vetro soffiato, vetrofusione e gioielli
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Bottega in Altare (SV), Via Roma n. 41
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Espansione delle vetrerie altaresi

Didattica > Articoli storici

I PRIMORDI DELLA LAVORAZIONE DEL VETRO IN LIGURIA
Il centro vetrario in Liguria è, per antonomasia, ALTARE in provincia di Savona. In questo borgo, a quota 398 slm , dalla metà del XIII sec. è documentata la lavorazione del vetro sulla cui introduzione storica non esistono, però, certezze. Ci si affida, pertanto, a leggende.
Si racconta, ad esempio, che nel XII sec. alcuni monaci di origine francese appartenenti al monastero di Bergeggi e officianti in Altare, le cui terre erano state loro effettivamente donate nel 1130 dal vescovo di Alba, attratti dalle ricchezze naturali del suolo che fornivano abbondanza di legname e materie prime per la composizione del vetro, quali felci, faggi, ciottoli e torrentelli, abbiano impiantato in questo luogo le prime fornaci chiamando dalla Francia (Normandia o Fiandre) alcune famiglie che già esercitavano colà la lavorazione del vetro.
Altre ipotesi attribuiscono l'iniziativa a crociati francesi ospitati dai monaci dell'Isola o ad artigiani vetrai che attorno all'anno mille erano stati radunati, assieme ad altri dediti alle più disparate attività, presso i monasteri benedettini allo scopo di preservare le arti e i mestieri dalla temuta fine del mondo.
Purtroppo la scarsità di documentazione storica al riguardo non chiarisce l'origine esatta dei primi vetrai altaresi che, con i veneziani, sono stati comunque gli antesignani della nobile arte in Italia.
E' invece documentato che i primi insediamenti di fornaci da vetro in Altare risalgono, come già detto, al XIII sec.
La posizione topografica del paese, a cavallo degli Appennini fra Piemonte e Liguria con accessibile sbocco al mare e l'appartenenza politica ad un feudo marchionale Carrettesco, hanno integrato le condizioni ambientali indispensabili ad avviare la lavorazione del vetro.
Altre piccole fornaci, che però non hanno avuto seguito, erano sorte in alcune zone della Valbormida, del Savonese e del Genovesato, specialmente a M.Lecco dove rinvenimenti archeologici di superficie hanno confermato l'esistenza di una fornace medievale.
Analogo discorso vale per tre vetrerie attive a Montenotte, in provincia di Savona, ad opera di vetrai altaresi, dall'inizio del XVI sec. alla fine del XVII. I reperti recuperati convalidano la documentazione storica.
Al fine di disciplinare la loro attività, i vetrai altaresi si erano dotati di Statuti redatti nel 1495 e approvati nel 1512 da Guglielmo Paleologo, marchese di Monferrato, e da Galeotto del Carretto, consignore di Altare.
Detti Statuti rimanevano in vigore, con aggiunte e modifiche, fino al 1823 quando re Carlo Felice, allo scopo di porre fine alle controversie fra i vetrai monsù e i paesani, li sopprimeva e aboliva pure le prerogative e i privilegi compresi negli Statuti stessi.
Il provvedimento provocava una grave crisi, e molti vetrai lasciavano il paese e l'Italia per emigrare all'Estero, ivi compreso il Sud America.
Già verso la metà del XVI sec. vetrai altaresi si erano trasferiti in Francia dove avevano impiantato fornaci a Nevers (il cui ducato apparteneva ai Gonzaga, signori del Monferrato e perciò di Altare), Melun, Orleans, Rouen, Poitiers, Parigi, Lyon (tanto per citare le maggiori).
Ernesto Saroldi


History of Altare Through Its Factories
Were French monks or Crusaders which brought glassworking to Altare we cannot know for lacking of proved records. The first fournaces were founded in the 13th century and since then the Altarists spreaded through Europe first and then through South America too. In the 15th century they obtained a special rights bill from the Lords which ruled on Monferrato.

VETRERIA RACCHETTI ALTARE
Una tra le più vecchie dinastie di vetrai altaresi è la famiglia Racchetti i cui componenti, oltre a lavorare il vetro, sono stati anche proprietari di fornaci.

I primi atti della loro attività si registrano nel XVI sec. ed è ragionevolmente ipotizzabile che la prima loro fornace utilizzata fosse quella dismessa, attorno al 1590, da un'altra famiglia di vetrai: i Pisani. Dati certi sulla esistenza della vecchia fabbrica dei Racchetti si hanno però soltanto nel 1618. (1)L'attività della vetreria veniva effettuata, nel corso dei secoli successivi, saltuariamente e con fortune alterne.

Racchettis' Fournace One among the oldest Altarist families were the Racchettis. They were both glassmakers and fournace-owners. The first records of their work dates back to the 16th century They probably used the former Pisanis' glasswork, which worked until 1906. In 1926 it was reopened with the name Società Anonima Cooperativa. The new society was successfull and supplied firms like Gancia and Martini & Rossi. In 1951, 1963 and 1964 the glasswork was sold again to other firms, and few years after 1964 it was finally closed. Its building, still standing but ruined, are very old and were declared "building of national interest" in 1993. Unfortunately nobody seems to have ineterest to study the site, which could be a very important source of informations about the ancient glass industry.

MATTOI CARENA CARCARE

Nel 1910 veniva aperta in Carcare la vetreria MATTOI CARENA & C. SpA con sede sociale in Altare. Promotore ne era Armando Carena, già rappresentante della Società Artistico Vetraria di Altare che si associava con il milanese Giovanni Mattoi anch'egli rappresentante.Per iniziare la lavorazione la nuova Società reclutava vetrai non monsù (che venivano denominati i monsù di Carena) già occupati presso la SAV di Altare, mentre dirigenti ed impiegati erano appartenenti alle vecchie famiglie costituenti l'Università del vetro.La fabbrica, che si era specializzata nella produzione di bottiglie per birra in vetro giallo ed in bottiglie per latte in vetro bianco, progrediva fino all'entrata in commercio, negli anni sessanta, dei contenitori in cartone per il latte il cui minor costo creava una concorrenza spietata alle bottiglie in vetro. Le richieste si riducevano sensibilmente fino ad indurre l'azienda a sospenderne la produzione. Anche la concorrenza dei fabbricatori di bottiglie da birra si era, nel frattempo, fatta più massiccia creando alla Mattoi Carena & C. difficoltà di mercato e, quindi, finanziarie.A nulla valeva un aumento di capitale - più fittizio che reale - per migliorare la situazione, e il 27 settembre 1968 la Società veniva dichiarata fallita dal Tribunale di Savona.Nel 1969 la vetreria veniva acquistata, tramite asta, per una cifra poco superiore ai 100 milioni, dal Gruppo facente capo al dott.Facenda, già proprietario della vetreria di Vernante, ed assumeva il nome di Vetreria Valbormida.Nel 1994 la vetreria passava alle Vetrerie Italiane Vetr.I del Gruppo Saint-Gobain.Ernesto Saroldi

Mattoi Carena Glasswork In 1910 was opened in Carcare the Mattoi Carena glasswork. It produced yellow beer bottles and withe milk bottles till the 60s. It was closed in 1968 and reopened in 1969 as Vatreria Valbormida, which in 1994 was bought by Vetrerie Italiane Vetr.I of the saint Gobain French group.

Co-Vetro

Negli anni '70 veniva costruita ad ALTARE - in località Isola del Pero - una nuova vetreria: la CO.VETRO SpA di proprietà della famiglia Boccolini di Milano che nel 1960 aveva già intrapreso, nel centro di Altare, la decorazione di articoli di vetro prodotti dalla Soc.Artistico-Vetraria e per la maggior parte destinati alla Ferrero di Alba. La ditta assumeva la denominazione di DE.VALBOR ed aveva alle proprie dipendenze alcune decine di operaie.La Co.Vetro SpA veniva ufficialmente costituita nel 1976 (iscritta alla Camera di Commercio di Savona col n.61047 e presso il Tribunale col n.4663) e nel 1988 occupava circa 400 dipendenti con una cavata media di vetro di 1600 ql giornalieri.Personale in forza al 31/12 degli ultimi tre anni prima del passaggio di proprietà:
1989 1990 1991
Operai 290 296 313
Intermedi 29 31 31
Impiegati 53 52 52
Dirigenti 8 11 9

Nel 1992 la Co.Vetro veniva rilevata dalla BORMIOLI ROCCO-CASA che attualmente occupa circa 300 lavoratori e produce, con due forni, circa 1700 ql di vetro al giorno.Ernesto Saroldi
Bormioli Rocco
La nuova Società si costituiva il 26/10/1978 con la denominazione SAVAM SpA e faceva capo all'industriale Angelo Masserini da Abbiategrasso che si aggiudicava dal Tribunale di Savona, tramite asta, la fallita Società Artistico-Vetraria pur offrendo 7 milioni in meno della Co.Vetro ma offrendo maggiori garanzie sui livelli occupazionali.'L'attività della nuova vetreria iniziava il 27/12/1978 con l'accensione del forno "S.Rocco" capace di fornire giornalmente 240 ql di vetro giallo e di occupare circa ottanta lavoratori.Questa prima fase preludeva ad una graduale intensificazione dell'attività lavorativa dello stabilimento che, nel volgere di pochi mesi, portava gli impianti alla piena efficienza occupando altri cento lavoratori. Infatti il 31/5/1979 veniva acceso il secondo forno denominato "Oscar" che alimentava quattro linee di macchine automatiche per la produzione giornaliera di 500 ql di articoli casalinghi ed industriali in vetro bianco.Il 10/7/1982 entrava in funzione il nuovo forno "S.Rocco" dotato di una vasca da 20 mq capace di fornire 450 ql di vetro lavorabile al giorno. Il nuovo impianto rientrava nell'opera di ristrutturazione dell'Azienda che prevedeva una spesa totale di circa tre miliardi di lire comprensiva del rifacimento di un secondo forno gemello, l'Oscar, e il conseguente incremento occupazionale di 40 lavoratori.Con il trascorrere degli anni i vetusti impianti della fabbrica - risalenti alle fine dell'ottocento - non erano più consoni all'evolversi delle nuove tecnologie per cui la Società decideva la costruzione di un nuovo stabilimento in località Isola Grande, abbandonando il complesso di via Cesio. Lo spegnimento dei due forni causava apprensioni per l'occupazione a tal punto che il Consiglio Comunale di Altare, nella sua seduta del 30/10/1991 decideva d'intervenire presso la direzione dell'Azienda al fine di ottenere garanzie sulla consistenza della futura attività e sul mantenimento dei livelli occupazionali compromessi dal ricorso alla cassa integrazione per circa cento dipendenti. Il Consiglio si impegnava a caldeggiare presso la Regione Liguria la richiesta di contributo avanzata dalla SAVAM a fronte del trasferimento della vetreria dal centro storico alla zona industriale,Il primo atto del nuovo insediamento avveniva il giorno 11 novembre 1991 con l'accensione di un forno - il "S.Martino" - che entrava poi regolarmente in produzione il 25 novembre.Tuttavia la situazione allarmistica, e la non avvenuta corresponsione di contributi (pare promessi e non concessi), si faceva sempre più consistente e aveva i primi riscontri il giorno 11/6/1992 quando la Società veniva posta in amministrazione controllata e, quindi, dichiarata fallita dal Tribunale di Savona il 23/12/1992.Il provvedimento destava ovviamente serie preoccupazioni per la già precaria economia locale, in quanto la vetreria occupava ancora 223 lavoratori dei 245 in forza nel 1988 quando produceva circa 700 ql di vetro al giorno.Ernesto Saroldi
VETRERIA ETRUSCA ALTARE

Il giorno 24 novembre, poco prima delle ore 13, il Tribunale di Savona aggiudicava - per la somma di lire otto miliardi e 201 milioni - la fallita vetreria SAVAM alla VETRERIA ETRUSCA di Montelupo Fiorentino, i cui proprietari sono Giovanni Bartolozzi e Figli.Nella vetreria è attivo un forno in grado di fornire mediamente una quantità di vetro compresa tra gli 85 e i 100 ql al giorno.Vengono prodotti contenitori di diverse forme e misure in tre qualità di vetro: extra bianco, mezzo bianco e verde antico.Lo stabilimento occupa 110 lavoratori.Ernesto Saroldi

VETRERIA SIVIS - Vado Ligure

Nel 1955 il conte dott.Caracci attivava in Vado Ligure, via Tommaseo, la vetreria SIVIS (Società Italiana Vetri Industriali Speciali) per la produzione completamente manuale ed a soffio umano di articoli in vetro speciale.La fabbrica era dotata di sette fornini a padelle scoperte che fornivano una cavata complessiva giornaliera di circa 20 ql di vetro fra vetro neutro farmaceutico, normale, bianco-latte, tipo pirex, e vetri di tutti i colori dell'arcobaleno.La produzione consisteva in lampade industriali, lampadari, valvole e vetri speciali per saldature ed altri usi particolari.Negli oltre vent'anni di attività, la vetreria ha occupato, in media, una sessantina di lavoratori, per la maggior parte maestri vetrai altaresi non appartenenti alle tradizionali famiglie dei monsù.Alla morte del dott.Caracci, avvenuta nel 1973, la vetreria veniva condotta dalla figlia dott.Nora che nel 1977 si trovava, però, nella condizione di ridimensionare la gamma dei prodotti causa la graduale mancanza di personale specializzato nella soffiatura del vetro. Infatti gli esperti maestri vetrai, raggiunti i requisiti per la pensione, abbandonavano il lavoro e i giovani, non essendo in grado di sostituire la maestranza, non potevano garantire la continuità produttiva dell'Azienda che, pertanto, era costretta a cessare completamente la lavorazione nello stesso anno.Ernesto Saroldi

SIVIS In 1955 was founded in Vado Ligure, a little town few kilometres west from Savona, a glasswork which produced only hand-made chemical vessels. It employed many Atlarist glassmasters, but when they retired they could not be replaced and the glasswork had to be closed in 1977

SOFFIERIA BRONDI & SAROLDI

Agli inizi degli anni '30 in ALTARE, per iniziativa di due giovani e geniali maestri vetrai appartenenti alle vecchie famiglie dell’Università del vetro, Adelfo Brondi ed Eraldo Saroldi (meglio conosciuto come Baracca ) veniva costituita una società di fatto per la seconda lavorazione del vetro che assumeva la denominazione di "Soffieria Brondi & Saroldi" con sede e laboratorio in Altare, vico dell'Eremita (attuale vico Pollero).La produzione, che in un primo tempo era costituita da apparecchiature e articoli in vetro ad uso di laboratori chimici, farmaceutici e industriali, si estendeva poi alla produzione di fiale e affini. Per il "tocco artistico" venivano fabbricate anche singolari bomboniere.Con le restrizioni imposte dal conflitto italo-etiopico del 1935-1936, causa le sanzione applicate all'Italia da 52 Nazioni che limitavano, fra l'altro, il consumo della benzina dalla quale veniva estratto il gas per alimentare la fiamma dei cosiddetti "becchi", la soffieria si trasferiva a Savona in via Verdi dove per l'alimentazione della fiamma poteva usufruire del gas di città. La sede legale rimaneva comunque in Altare, culla dell'arte vetraria.Nel laboratorio savonese la piccola azienda incominciava ad allargare la propria attività con l'assunzione di personale femminile che veniva addestrato alla fabbricazione delle fiale dagli stessi titolari.Poichè, dopo breve tempo, i locali si dimostravano insufficienti all'espandersi di nuovi tipi di lavorazioni, quali tubetti e flaconcini, sempre derivati dalla lavorazione dei tubi in vetro, e con conseguente aumento di personale, si rendeva necessario, nell'ambito cittadino, un primo trasferimento in via Oxilia. Anche qui, poichè la lavorazione era svolta tutta manualmente con notevole apporto di personale, i locali divenivano ben presto insufficienti tanto da richiedere il trasferimento del laboratorio a Lavagnola, in via Crispi, in un fabbricato già adibito a conceria. A questo trasferimento ne succedeva ben presto un altro in locali nuovi in corso Ricci,42 (Palazzo Rosso).Interrotta a causa della guerra 1940-1945 l'attività produttiva per la mancanza di riferimenti, i titolari, in vista della ripresa, che ai fini economici sconsigliava il lavoro prettamente manuale, anche per l'intervento di nuove tecniche, procedevano, avvalendosi dell'officina meccanica che nel frattempo era stata trasferita in Altare nella sede del primitivo laboratorio, alla costruzione di macchine per la produzione di fiale; macchine ideate e costruite dalla genialità inventiva del socio Saroldi.Con l'entrata in funzione delle nuove macchine l'attività assumeva le caratteristiche di una vera e propria industria anche per l'acquisizione di una vasta clientela che veniva, per la parte commerciale, curata dal socio Brondi con la collaborazione di rappresentanti nelle varie zone di Milano, Roma, Napoli, Firenze e delle Marche.In data 25 ottobre 1945, con atto del notaio Pendola di Savona, l'Azienda si trasformava in Società a Responsabilità Limitata della quale i due soci diventavano gli amministratori. Con la nuova ragione sociale la Società acquistava , nel 1947, dal sig. Monterosa l'ex fabbrica di refrattari di via Repusseno che, già danneggiata dalla guerra, veniva ricostruita, adattata alle nuove esigenze e trasformata in un moderno stabilimento. Veniva altresì impiantata una moderna officina per la costruzione e la manutenzione delle apparecchiature meccaniche.L'Azienda trovava qui la propria definitiva sede. Lo sviluppo della produzione continuava con l'acquisto di nuove macchine di produzione tedesca e, nel 1953, entrava a far parte della Società un nuovo socio: il sig.Leopoldo Aonzo, persona nota nell'ambiente savonese.L'installazione di nuovo impianti, sempre più aggiornati e l'effettuazione di turni di lavoro per incrementare la produzione, provocavano un cambiamento anche nell'organico del personale. La preponderanza femminile si riduceva ma veniva compensata dall'assunzione di personale maschile destinato ai turni. L'industra occupava, in media, 180 lavoratori.La clientela era costituita dalle più importanti Case chimico-farmaceutiche italiane e da Enti statali, come l'Istituto Superiore di Sanità e l'Istituto Chimico Farmaceutico Militare.Una parte della produzione, giunta a livello di alta qualità, veniva assorbita anche dall'estero con esportazioni in Europa e in America.Nel 1967 l'Azienda veniva ceduta ad un Gruppo genovese facente capo a Giovanni Fasce e continuava ancora per poco tempo ad essere attiva in Savona.Successivamente la Soffieria che, per clausola contrattuale doveva mantenere la denominazione di "Soffieria Brondi & Saroldi", veniva trasferita a Voghera dove nel 1989 cessava l'attività svolta di produzione e lavorazione del tubo e di articoli in vetro neutro in seguito a conferimento d'azienda alla "Nuova Neo Glass Srl ". La ditta assumeva poi il nome di "Brondi Glass Srl." (il Saroldi era deceduto nel 1983) e continuava l'attività immobiliare, prevista dall'oggetto sociale, fino al 1° gennaio 1990 data in cui la Società diventava inattiva.Il 29 marzo 1993 la ditta veniva quindi posta in liquidazione con provvedimento di Autorità Giudiziaria del Tribunale di Voghera.Ernesto Saroldi


Brondi & Saroldi Glasswork At the beginning of the 30s in Altare two young and skilled maestri, Adelfo Brondi e Eraldo Saroldi, founded a society called Soffieria Brondi & Saroldi. They produced chemical vessels. In 1936 the lampwork factory had to move to Savona, where it could use the town gas. The firm was so successful that it had to move three times again. After the stop dued to the second world war, the production went on and it was also exported to European Countries and to America. In 1967 the society was sold and in 1989 it was moved to Voghera, where it was closed in 1990.




Costantino Bormioli, Lavorazione Artigiana Vetro - P.IVA 01317860094
Costantino Bormioli P.IVA 01317860094
Bottega in Altare (SV) - Via Roma n. 41
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