Creazioni in vetro soffiato, vetrofusione e gioielli
I Vetri di Sandro Bormioli
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Bottega in Altare (SV), Via Roma n. 41
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Luigi Luzzati

Didattica > Articoli storici

LUIGI LUZZATTI

(Venezia 1841-Roma 1927)“E’ professore di diritto costituzionale, ma si è trovato a doversi occupare anche, e a fondo, di economia politica. E’ deputato ed ha l’incarico della negoziazione dei trattati di commercio con la Francia, l’Inghilterra e gli altri paesi europei. Parla l’inglese, il tedesco e lo spagnolo e, naturalmente, il francese con brillante eloquenza … Impartisce lezioni all’Università. Prende parte attiva alle lotte politiche in Parlamento. E’ membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione. E’ al corrente delle pubblicazioni economiche edite in tutte le lingue, e legge anche romanzi. Io non ho mai incontrato un’attività intellettuale così universale e così incessante. Dorme appena tre o quattro ore. Per venti ore, quindi, il suo cervello lavora … Luzzatti non ha nemmeno quarant’anni”.Questo ritratto di Luigi Luzzatti scritto dal liberale belga Emile de Laveleye e pubblicato nel 1881 in La Réforme sociale, prestigiosa rivista francese, introduce bene Luigi Luzzatti, protagonista della storia italiana dall’Unità agli anni ’20 del ‘900. Nato il 1° marzo 1841 a Venezia - allora città dell’Impero Austro-ungarico, che aveva ancora vivo il ricordo di capitale della Repubblica veneta - si distaccò presto dalla tradizione ebraica familiare per accostarsi idealmente al cristianesimo, rivendicando però l’origine israelita: “ogni volta che mi si rimprovera di esserlo e che l’esserlo mi espone ad un pericolo”.Luzzatti iniziò la sua carriera politica come segretario generale (carica oggi corrispondente a quella di sottosegretario) del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio tra il 1869 ed il 1873, fu deputato dal 1871, ricoprì più volte la carica di Ministro del Tesoro (1892-1898; 1903-1906, 1920) ed ebbe anche quella di Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio (1909-1910) e di Presidente del Consiglio dei Ministri (1910-11). Diversamente dal ben più celebre Giovanni Giolitti, fu più coinvolto nella costruzione del moderno Stato Italiano che nella diretta gestione del potere politico.Queste sono le credenziali di un grande statista, amico ed estimatore dei vetrai altaresi. Trent’anni di sfruttamenti dell’Università del Vetro, da parte dei Savoia, hanno spronato i vetrai altaresi, a prezzo di grandi sacrifici, a fondare la notte di Natale del 1856 la Società Artistico Vetraria, primo esempio di cooperazione in Italia.Per comprenderne a fondo il valore innovativo è necessario calarsi nel clima del periodo storico-sociale in cui è nata. In quel tempo i primi tentativi di fondare un partito socialista erano finiti nel nulla. Il sindacato non esisteva ancora, la realtà industriale italiana era formata da unità produttive a carattere famigliare o artigianale e la “fabbrica” vera e propria inizia a nascere solo in quel periodo con i suoi orari di lavoro che prevedevano fino a sedici ore giornaliere ancora fino al 1890. La forza lavoro della Società Artistico Vetraria agli inizi era di 300 unità, valore molto considerevole per quei tempi.Il particolare che la vedeva composta dai vetrai che facevano parte dell’Università del Vetro, che cercavano di proteggere le loro tradizioni di lavoro non le ha impedito di essere apprezzata in Italia ed all’estero.Illustri personaggi ne hanno elogiato il carattere innovativo, che vedeva capitale e lavoro riuniti nelle stesse mani, tra questi Vigano e Luzzatti. Quest’ultimo le dedicò un ampio studio sulla prestigiosa rivista “Nuova Antologia”: ne elogiò il carattere innovativo e la fece conoscere in Italia ed all’estero. Elogiò in modo particolare le prime forme di previdenza, uniche in Italia, istituite nella Cooperativa nel 1882 e proprio in quell’anno il 15 agosto partecipò in Altare alla “Festa del Lavoro e della Previdenza”, insieme a molti altri illustri personaggi. Riportiamo i tratti salienti del suo discorso, dal tono aulico dell’epoca, in quell’occasione.“Amici Cooperatori,Non saprei in qual modo migliore esordire il breve discorso, a cui mi forza la immensa benevolenza vostra, che presentandovi le bozze di un rapporto testé fatto alla Società di Economia Sociale di Parigi dall’egregio Cheysson sui cooperatori di Altare.Epilogando il mio studio, ei favella di voi con infinita simpatia; paragona con letizia la fortuna vostra a quella dei lunetiers di Parigi, i quali costituiscono la migliore e principale Società cooperativa di produzione della Francia. A questa Francia che glorifica il lavoro, cerca le nostre istituzioni e le illustra con affetto sincero, ben diversa da quella che ci vilipende, a quella Francia noi mandiamo, amici, un saluto cordiale. (Vivi applausi).Non è soltanto il Italia che il vostro nome echeggia, segnacolo glorioso di emancipazione legittima del lavoro, ma anche all’estero, da più parti, mi si chiede notizia di voi dai duci della cooperazione, dagli apostoli del lavoro in Belgio, in Germania, in Inghilterra, in Portogallo ecc. (Qui Luzzatti presenta le bozze del discorso di Cheysson e legge brani di lettere di Schulze-Delitzsh, di Laveleye ecc. e di altri cooperatori esteri).Perché siete riusciti? Questa è la domanda che tutti mi volgono con ansia sollecitudine. Non solo in Italia, ma anche all’estero, il numero delle società somiglianti alla vostra, le quali fecero misera prova, è maggiore di quelle che si salvarono e prosperarono. Affrattellare il lavoro col capitale e pur congiunti nelle stesse persone discernerli e distinguerli, consentendo a ciascheduno di quei fattori essenziali della produzione i suoi diritti e le sue competenze specifiche, è opera difficilissima, segnatamente nelle maggiori industrie che si giovano di tutte le scoperte della scienza moderna e hanno bisogno di forte direzione, di sapere tecnico, di cospicui capitali, pur correndo la ventura di rischi continui. (Bene).Perché siete riusciti? Ecco la domanda, alla quale io mi adopero a rispondere in nome vostro; voi avete creata la luce della vostra istituzione insigne, noi poveri pubblicisti saremo lieti se sapremo concentrarla e riverberarla. Dirò che siete riusciti perché la sventura vi ha inspirato in momenti difficili una indomabile energia; e un uomo santo, il Dottor Cesio, vi ha fatto leggere nel cuor vostro quel poema eroico del lavoro e del sacrificio, che ogni operaio reca con sé nella vita. (Applausi).Infelici coloro che non hanno imparato a meditarlo! Le cose grandi e belle si maturano e si purificano nell’affanno; e a voi non mancano le dure prove e persino le persecuzioni tanto più crudeli quanto più infinite! (E’ vero! Applausi).Risponderò che siete riusciti perché avete rannodate le antiche, pure e gloriose tradizioni dell’arte vostra, che vi è si cara, con lo spirito moderno dell’emancipazione morale ed economica, cercando la vostra libertà e la vostra fortuna in voi medesimi. Voi avete battuto sul vostro petto, che vi ha risposto come uno scudo glorioso di guerra! (Applausi).

E vi piacque innestare la vostra società sulle antiche memorie della corporazione dei vetrai, quando la religione e il lavoro insieme si aiutavano; consapevoli di questa grande verità che la fede dev’essere sostanza di opere buone e il lavoro una religione. (Applausi). Senza invidie demagogiche e senza acri vapori di socialismo, adorando e rispettando tutto ciò che si deve adorare e rispettare, voi avete dimostrato in modo luminoso che è a tutti aperta oggidì la via di salire colla libertà della previdenza e dell’associazione (bene! Bravo!).Principi e popolazioni, illustri pensatori e oscuri artieri, tutti hanno un principio comune che li congiunge, un patrimonio comune che li affratella, ed è la custodia della loro dignità personale. Sotto l’influsso benigno di questo sentimento, consapevoli o inconsapevoli, i volghi di tutto il mondo si associano acciocché nei giorni del dolore e della vecchiaia essi possano ottenere dalla loro previdenza quegli aiuti che i loro padri e i padri dei loro padri limosinavano dalla carità o dallo Stato. (Applausi).E’ concesso soltanto agli eletti di assorbire il capitale nel lavoro, di divenire i padroni e i regolatori del loro lavoro; ma ogni operaio, purchè lo voglia, può oggidì coll’associazione e colla previdenza assicurarsi dalla malattia, dagli infortuni e dalla vecchiaia.So che da qualche tempo molte società operaie a voi si volgono chiedendovi la scintilla della virile inspirazione; sono lieto che si tenti di seguire le vostre orme gloriose. Ma lo sappiano questi prodi operai che a voi s’inspirano, che il sentiero della cooperazione è per lungo tratto, come quello della virtù, irto di spine. Avranno la pazienza di obbedire ai capi liberamente eletti e la competenza di scernere i migliori?Avranno l’eroismo di comporre il capitale con parte della sudata mercede senza chiedere ad esso alcun frutto, come voi avete fatto? E sapranno a tempo innovare e migliorare la suppellettile istrumentale della produzione? E quanto si sieno superate le maggiori e più lunghe difficoltà, sapranno resistere alla lieta come all’avversa fortuna? L’esperienza umana attesta che è molto più difficile. E sono trepidante, tenendo che ora voi grandi, forti e famosi possiate essere per avventura meno concordi di quanto ignoti maturavate negli operosi silenzi il vostro splendido destino. Un grande poeta ha detto che la coscienza della propria grandezza è già un principio di decadenza. Continuate ad essere modesti; resistete al fascino delle lodi meritate; traetene argomento a maggiori opere. (Applausi prolungati).Voi, o cooperatori altaresi, non avete soltanto democratizzate le forme del lavoro, avete anche migliorata la difficile arte vostra, della quale conservaste in questa sede antica le faville, che poi si dilatarono chiare e feconde in varie parti d’Italia.Mi sono persuaso esaminando alla Esposizione di Milano, i vostri lavori, quelli della Società Vetraria Veneto-Trentina a S. Giovanni Lupatoto, e del Giachery di Palermo, mi sono persuaso senza detrarre al merito degli altri, che voi eccellete su tutti per qualità e per mitezza di prezzo nel vetro bianco a base di calce. Non sempre nelle Esposizioni tutti vi appaiono con semplicità e candore, e alla Mostra Nazionale di Torino bisognerebbe assicurarsi che i prodotti di ciascheduna fabbrica non sieno preparati all’uopo, col fine di premi o di fama, e non stiano fuori di commercio. Sicuramente ciò che voi avete esposto a Milano era una serie di prodotti messi in commercio da parecchi anni e annunziati nell’album disegni annesso al listino dei vostri prezzi correnti. Cosicché io che sono un po’ bimettalista non faccio gran distinzione in questo caso fra la medaglia di argento a voi concessa e quella d’oro largita ad altri. (si ride).Di questa vostra eccellenza nell’arte non è lecito meravigliarsi; non solo per le tradizioni altaresi, ma anche perché l’interesse legittimo vi spinge a produrre meglio.Voi avete il vostro cuore nel lavoro; vi recate la potenza di un operaio indipendente associata all’inflessibilità del capitalista cauto. Voi sentite che dovete risolvere un problema morale, che custodite un principio e che sopra l’interessa è impegnata l’anima vostra e delle vostre famiglie, l’amore del natio loco, che amate con sì dolce carità. In tali condizioni esercitato il lavoro è un culto più che un affare; cosicché la mattina, quando il sole batte impaziente alle vostre finestre e vi sveglia alle dure fatiche della giornata esso pare a voi, quale lo dipingeva un gentil poeta, il messaggio di Dio che v’invita a collaborare con lui perché si continui, si svolga e si perfezioni questa gloriosa opera dell’universo. (Fragorosi applausi).Voi avete già fatto tanto che sentite, come si conviene ai forti modesti, quanto vi resti a fare. Dovete serrare sempre più le vostre file per prepararvi alla rinnovazione del patto sociale, soggetto a scadenze e a proroghe soverchiamente brevi; assumendo le forme giuridiche della cooperazione sancite nel nuovo Codice di Commercio e che al caso vostro si attagliano. Io ebbi qualche parte in quel lavoro e studiando pensavo a voi. (Applausi).Voi dovete perfezionare sempre più gli strumenti della produzione, perfezionarvi nelle eleganze dell’arte, col magistero della scuola professionale che il mio dolcissimo amico Borselli vi ha additata: le soverchie spese di trasporto costituiscono una inferiorità nella concorrenza delle stesse industrie nazionali, non potete rimanere isolati, è d’uopo che vi rannodiate colla ferrovia vicina.Non curatevi se nella vostra Associazione per la vecchiaia un aritmetico scopra che qualche cifra non è a posto. Voi avete fatto meglio che tutte le altre Società italiane, dividendo il mutuo soccorso dalla vecchiaia, e primi, e forse soli in Italia, avete costituita un’associazione per le pensioni dei vecchi operai con fondi propri e indipendente. Se l’esperienza vi additerà qualche errore lo correggerete: siete fratelli prima e poi uomini di affari; e guadagnando nell’industria potrete all’uopo elevare le quote di assicurazione per tenere le vostre promesse interamente. Il punto essenziale non è calcolare le tavole, lieve impresa, ma di potere e volere risparmiare quanto occorra perché le leggi della matematica sieno soddisfatte. E voi questa potestà e questa volontà l’avete in alto grado! Se mancano i mezzi e la volontà del risparmio le tavole perfette non li procacciano. E io volgo all’amico mio Simonelli, che è matematico valente, perché prenda sotto il suo patrocinio la vostra associazione della vecchiaia e vi dia i migliori consigli che la matematica associata colla scienza del risparmio addita.Ciò che più importa è che continuate a studiare, a lavorare insieme e ad amarvi. E non saprei chiudere queste disadorne parole meglio che raccomandandovi di meditare sulla sentenza di S. Bernardo, che io vorrei scolpita sul frontone della vostra fabbrica:“Lucere et ardere perfectum est” La perfezione sta nello splendere coll’intelletto e nell’ardere col cuore.Tutto il resto segue senza fatica.Con questi auspici io bevo e vi propongo di bere alla salute dei cooperatori di Altare, che hanno innalzato il lavoro sino al capitale e si sono redenti colla libertà dell’associazione e della previdenza.(applausi fragorosi e prolungati - i vecchi artieri vetrai si affollano commossi per stringere la mano all’oratore).LUIGI LUZZATTILe invidie e le lotte paesane sfruttate politicamente nel dopoguerra non sono riuscite ad intaccare i valori di una Società che nei suoi centoventidue anni di vita è stata fonte di lavoro non solo per i vetrai altaresi, ma per tutti gli altaresi in particolare i contadini del nostro paese e di Mallare che lavorando nelle fornaci della S.A.V. hanno avuto modo di arrotondare i magri bilanci famigliari. Le cifre parlano da sole, la cooperativa nel 1883 ha elargito salari ai soci per £. 111.744, ai non soci £. 100.975. Notevole è stato inoltre il contributo alla vita sociale, sportiva e culturale del nostro paese, che lo ha fatto primeggiare in Val Bormida.GINO BORMIOLI

Costantino Bormioli, Lavorazione Artigiana Vetro - P.IVA 01317860094
Costantino Bormioli P.IVA 01317860094
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