Creazioni in vetro soffiato, vetrofusione e gioielli
I Vetri di Sandro Bormioli
Creazioni in vetro soffiato, vetrofusione e gioielli
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Bottega in Altare (SV), Via Roma n. 41
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san rocco

Didattica > Tradizioni altaresi
L'Antica Festa di San Rocco

L'attuale festa affonda le proprie radici nel tempo risalendo al lontano l600, quando la pestilenza di manzoniana memoria colpì anche la zona di Altare. I Maestri Vetrai, per debellare il morbo, chiesero l'intercessione di San Rocco, perciò andarono a Parma, dove il Santo già era venerato dagli altaresi che lì vi lavoravano, prelevarono la sua statua e la portarono a spalle fino ad Altare. Mentre avveniva ciò, altri cittadini altaresi pensarono invece di invocare San Sebastiano. Ne seguirono dispute in campo religioso che si accendevano soprattutto in occasione della festività di San Rocco, mentre la contesa si estendeva anche sul piano sociale. Si vennero a creare così le due confratemite di San sebastiano e di San Rocco. Col passare del tempo le divergenze aumentarono; negli anni di maggior tensione si ebbero persino due festività: il "San Roccon", per i Maestri Vetrai, che si festeggiava il 16 agosto con una solenne processione, durante la quale veniva portata per le vie del paese una statua del Santo che era custodita nella chiesa di San Rocco, e il "San Rocchen" per il resto della popolazione, festeggiato la domenica successiva portando in processione una statua di San Rocco custodita, durante l'anno, nella chiesa di San sebastiano. La festa di San Rocco rispondeva, per lo sfarzo con cui veniva celebrata, ai privilegi della classe a cui i vetrai altaresi appartenevano, in virtù di antichi e speciali decreti. Si narra che alla vigilia della festività, la Corporazione dei vetrai si radunasse a vespro nella piazza parrocchiale, attendendo il Capitano e il sottocapitano, la Capitanessa e la sottocapitanessa, vestiti, i primi, da gentiluomini, con la spada al fianco e cappello montato con penne di struzzo, le seconde, bianco vestite e ornate di fiori. La mattina del 16 agosto, prima della levata del sole, i "pifferi" e i "tamburri" dell'Università dell'Arte Vitrea, suonavano la "diana" sotto le finestre dei Consoli e degli anziani vetrai. Verso le nove antimeridiane,gli artisti vetrai,"vestiti in bassa tenuta", coi conciatori, attizzatori ed altre persone addette all'arte, armati di alabarde, facevano seguito ai Consoli e ai Capitani per andare a ricevere le Capitanesse ed accompagnarle alla chiesa parrocchiale, dove assistevano alla prima Messa. Terminata la funzione religiosa, con lo stesso ordine, il corteo si radunava in una delle più ampie sale del Paese, dove era preparato, con uno sfarzo straordinario, un sontuoso rinfresco, durante il quale venivano offerti dolci, confetti e vini squisiti. Si procedeva poi alla nomina dei nuovi eletti, il tutto secondo il rituale di una rigida etichetta, poi il corteo si scioglieva attendendo l'ora della Messa solenne. Ai primi tocchi di campana, gli Artisti Vetrai, vestiti in alta uniforme di gentiluomini, portanti ciascuno una bandiera bianca di seta, accompagnavano i nuovi Capitani e le Capitanesse ai propri posti ed assistevano alla Sacra Funzione, che si doveva compiere con la massima solennità, e per la quale si scritturavano appositi musicanti. Tornati in piazza si formava il fascio delle bandiere e delle alabarde, poi iniziava sulla piazza il gioco delle bandiere. Questo gioco consisteva in una specie di torneo dove i giostratori davano prova di destrezza, lanciando e riprendendo in molti modi le loro bandiere, eseguendo le varie posizioni della scherma; tutto ciò al suono della banda musicale, fra gli ammirati applausi del popolo che numeroso accorreva anche dai paesi circostanti. Ad un dato punto, ad un cenno del Capitano, tutte le persone della corporazione entravano con ordine militare in chiesa. I Capitani e le Capitanesse, per primi, andavano ad inchinarsi riverenti davanti alla statua del Santo protettore, riponendo i loro doni su di un apposito vassoio, scoprendosi il capo ed abbassando la bandiera. Successivamente usciva la processione del Santo a cui prendevano parte gli addetti alla Corporazione Vetraria. Seguivano le Capitanesse, i Cerimonieri e le altre donne, i Capitani ed i vetrai con le bandiere, quindi la statua portata dagli Attizzatori, circondata dagli Alabardieri e seguita dai Consoli e dalla banda musicale. Il dopopranzo, prima del vespro, il suono di "pifferi e di tamburri" si levava sotto le abitazioni dei Consoli e dei nuovi Capitani, che dalle finestre, lanciavano un'offerta ai suonatori. Concludevano la festa, per lo più, veglie danzanti, alle quali erano ammessi tutti i forestieri che numerosi accorrevano a godere di sì bella giornata, attirati anche dalla eccezionale ospitalità degli Altaresi e dalla proverbiale bellezza delle loro figliole.




Costantino Bormioli, Lavorazione Artigiana Vetro - P.IVA 01317860094
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